L'Aquila
Stando alla cronaca di Buccio di Ranallo, la storia dell’Aquila ha inizio nel 1254, quando la città venne fondata, per volere di re Corrado IV di Svevia, figlio dell’imperatore Federico II, dai leggendari 99 castelli che in realtà erano circa 60.
Tuttavia, il numero è rimasto nella tradizione a tal punto che, a ricordo della fondazione, la campana della Torre Civica fino al sisma del 2009 batteva ancora 99 rintocchi e il monumento più antico della città è la Fontana delle 99 Cannelle. Ma il territorio aquilano è denso di testimonianze storiche e archeologiche di molto anteriori al Medioevo. Partendo da uno dei simboli della città, il Mammuth rinvenuto nel 1954 a Scoppito e risalente a un milione e trecentomila anni fa, e viaggiando attraverso gli imponenti resti della
necropoli vestina di Fossa e della città sabino/ romana di Amiternum, è possibile toccare con mano i luoghi che hanno ospitato antiche civiltà ben prima della fondazione.
Nel XIII secolo, L’Aquila fu una delle grandi città del Regno di Napoli, poi Regno delle due Sicilie, passò quindi al Regno d’Italia divenendo infine il capoluogo d’Abruzzo. Il nome è stato scelto per la forte presenza d’acqua, in assonanza con il rapace simbolo delle insegne imperiali di Federico II.
Nel 1259, la città appena fondata fu rasa al suolo da Manfredi per essere rimasta fedele alla Chiesa nella contesa tra papato e impero. Ricostruita da Carlo I d’Angiò, cui L’Aquila si sottomise spontaneamente, nel 1276 iniziarono i lavori per la costruzione della cinta muraria. La città venne suddivisa in quarti e locali, donati ai castelli fondativi: ogni comunità realizzò una piazza con una chiesa, consacrata allo stesso santo del castello, e una fontana.
La storia dell’Aquila è legata alla figura dell’eremita Pietro da Morrone, che nel 1288 fece costruire basilica di Santa Maria di Collemaggio, capolavoro dell’arte romanica. In essa, l’eremita venne incoronato papa con il nome di Celestino V, il 29 agosto 1294. Quattro mesi, ‘il gran rifiuto’: prima però, Celestino V emanò una Bolla con la quale concedeva l’indulgenza plenaria e universale all’intera umanità. Fu un evento eccezionale, che anticipò di 6 anni l’introduzione dell’anno santo, per volere di Bonifacio VIII. Quello di Pietro da Morrone può essere quindi considerato il primo giubileo della storia.
Nel corso dei secoli, L’Aquila ha vissuto tragici terremoti, di cui i monumenti mostrano le traccia. La città ha vissuto anche una sanguinosa guerra tra i D’Angiò e gli Aragonesi che, nel 1423, assoldarono il condottiero Fortebraccio promettendogli la signoria in caso di conquista. Ma L’Aquila seppe respingere l’assedio del temibile condottiero. Nel Quattrocento, il commercio di lana e zafferano permise di estendere i rapporti della città con Firenze, Genova e Venezia, fino in Francia, Olanda e Germania. Nel 1428, L’Aquila riceve da Ferdinando d’Aragona il privilegio della Zecca, e con questa il permesso di battere moneta, mentre è del 1458 l’istituzione dell’Università. In questi secoli, tre grandi santi francescani attraverseranno la città: S. Bernardino da Siena, S. Giovanni da Capestrano e S. Giacomo della Marca.
Nel Cinquecento, L’Aquila venne occupata da Filiberto d’Orange, viceré e luogotenente del Regno di Napoli, saccheggiata e costretta a versare nelle casse spagnole una esosa tassa. E’ dell’epoca il Forte spagnolo. Sarà Margherita d’Austria a donare alla città un nuovo momento di particolare splendore, alla fine del Cinquecento. La sovrana, già governatrice dei Paesi Bassi, fece ritorno in Italia nel 1568 per dedicarsi all’amministrazione dei feudi abruzzesi del Regno. Il periodo di stabilità continua nel Seicento anche grazie al ruolo svolto dai padri Gesuiti cui si deve la realizzazione dell’Aquilanum Collegium, nucleo fondativo dell’odierna Università dell’Aquila.
Ma nuovi eventi sismici colpirono la città nel 1646, nel 1672 e infine nel 1703, quando L’Aquila viene completamente rasa al suolo. La città viene ricostruita ancora, questa volta nelle forme del barocco. Dopo gli spagnoli, si succederanno i francesi e poi i Borboni. Durante il Risorgimento, gli aquilani parteciparono ai moti rivoluzionari sotto la guida di Pietro Marrelli che il 20 novembre del 1860 ospitò in città Giuseppe Mazzini. Tra Ottocento e Novecento le grandi opere urbanistiche, i giardini della Villa Comunale e il viadotto per Collemaggio, il Teatro Comunale, il Palazzo dell’Esposizione (l’Emiciclo) e i Portici. Nel ventennio fascista, invece, verrà sistemata l’area settentrionale della città, con l’installazione della Fontana Luminosa e la realizzazione della zona degli impianti sportivi. Nel 1943, dopo l’armistizio, nell’albergo di Campo Imperatore venne imprigionato Benito Mussolini, poi liberato dai tedeschi che occuparono la città e diedero inizio ad un periodo di violenza e terrore conclusosi solo con la loro ritirata, il 13 giugno 1944. Il 23 settembre 1943 dieci giovani aquilani vennero catturati nelle montagne sopra Collebrincioni: nove di loro (i Nove Martiri Aquilani) vennero fucilati. Il 2 giugno 1944, in seguito all’uccisione di un ufficiale tedesco, ad Onna venne compiuta una tremenda rappresaglia che portò all’uccisione immediata di una ragazza e, qualche giorno più tardi, al sequestro di 24 persone di cui 16 vennero mitragliate e fatte saltare in aria. Il 7 giugno 1944 l’ennesimo assalto ai tedeschi causò l’uccisione di 17 innocenti a Filetto, vicino Paganica.
Nel dopoguerra, L’Aquila ha vissuto un momento di crescita demografica che ha portato all’espansione edilizia al di fuori del circuito murario. Gli anni ’70 furono caratterizzati dalle battaglie politico-amministrative con Pescara che tuttavia non è riuscita a ottenere il Capoluogo di Regione. Il 6 aprile 2009, alle ore 3:32, la città è stata colpita da un terremoto di magnitudo 6,3 della Scala Richter che ha scandito nuovamente una storia in continua trasformazione.